Drag King History: il primo sito a raccontare la storia del movimento Drag King nel mondo
Quest’intervista è stata realizzata nel 2024 e la sua versione integrale, completa di foto inedite, sarà pubblicata sul libro “The Queer Talks”, a cui stiamo lavorando, per restare aggiornatə clicca qui
Foto di © Clotilde Petrosino tutti i diritti sono riservati. Ne sono vietati l'utilizzo e la riproduzione
Presentati e parlaci di te
Sono Arono Celeprin, ho 23 anni. Sono asessuale, nonbinary e autisticə. Studio Televisione, cinema e new media, e mi interesso molto di rappresentazione queer nell’ambito audiovisivo. Nella vita voglio fare il regista.
Quali sono i tuoi tuoi pronomi
Utilizzo i pronomi neutri
Hai realizzato un documentario sull’ asessualità cosa ti ha spinto a farlo?
Il documentario nasce come progetto di laurea per la triennale. Ho studiato Nuove Tecnologie dell’Arte all’Accademia di Brera. Grazie al corso di tecniche di ripresa mi sono avvicinatə al mondo del documentario e del cinema underground, perciò è nato in me il desiderio di realizzare un film su una tematica che mi riguarda e su cui ritengo non ci sia abbastanza informazione e rappresentazione. I miei maggiori punti di riferimento per questo lavoro sono stati tre film: Cronache di un’estate di Jean Rouch ed Edgar Morin, Comizi d’amore di Pier Paolo Pasolini e D’amore si vive di Silvano Agosti.
Cos'è l’ asessualità?
L’asessualità è un orientamento sessuale che consiste nell’attrazione sessuale verso nessun genere. È uno spettro che comprende diverse micro etichette, tra le più diffuse quelle graysessuale e demisessuale. La prima si riferisce allo sperimentare attrazione sessuale raramente o solo in determinati casi, mentre la seconda riguarda il provare attrazione sessuale solo a seguito dell’instaurazione di un legame emotivo.
Trailer di "Asessualità un documentario" di © Arono Celeprin all rights reserved
Nel tuo documentario ogni persona racconta la propria esperienza, affrontando anche quelli che sono i pregiudizi e luoghi comuni sulle persone nello spettro asessuale. Nella tua esperienza quali sono quelli più diffusi?
Sicuramente il luogo comune più diffuso è quello dell’asessualità come scelta di astinenza. L’asessualità è un orientamento sessuale, dunque non è una scelta, e le persone asessuali possono comunque decidere di avere dei rapporti sessuali, anche senza provare attrazione per la persona con cui lo fanno. Spesso si confonde la libido con l’attrazione sessuale: la prima è data da fattori ormonali e psicologici e consiste in un desiderio sessuale prettamente fisiologico, la seconda è quella cosa che si verifica quando il desiderio sessuale è rivolto verso una persona in particolare.
All'interno della comunità LGBTQ+ c'è discriminazione nei confronti delle persone asessuali? Secondo te per quale motivo?
Purtroppo molte persone asessuali riportano casi di discriminazione anche all’interno della stessa comunità LGBTQIA+. Anche a me è successo. A volte si tratta di completa ignoranza verso il tema, che viene quindi categorizzato erroneamente come “una fase” o peggio, qualcosa da curare. Altre volte si tratta di vero e proprio gatekeeping, perché per alcune persone l’essere asessuale non sarebbe “abbastanza queer”, e si rifiutano di riconoscere l’asessualità come orientamento sessuale diverso da etero.
Quando e come hai capito di essere nello spettro dell’asessualità?
L’ho capito a 18 anni, grazie alla preziosissima informazione che fa Carrodibuoi, un collettivo asessuale che gestisce un blog sulla tematica, e il gruppo facebook “La comunità degli asessuali italiani”.
Quanto pensi che la mascolinità tossica e l’eteronormatività influiscano sulle discriminazioni e i bias nei confronti delle persone ace e perché?
Il termine che si usa nella comunità asessuale è precisamente allonormatività: quella norma secondo cui tuttə dovrebbero provare attrazione sessuale. Di conseguenza, in un mondo allonormativo le persone asessuali vengono viste come sbagliate e malate.
Per quanto riguarda la mascolinità tossica, sicuramente è un fattore di stigma negli uomini e nelle persone percepite come tali, in quanto l’aspettativa nei loro confronti è quella di una sessualità attiva e del desiderio di avere numerosi rapporti sessuali. Non provare attrazione sessuale viene percepito come una mancanza di virilità, e a causa di questa forte pressione sociale la presenza maschile nella comunità asessuale è scarsa.
Dal lato femminile abbiamo sicuramente una discriminazione legata alla misoginia e al controllo che il patriarcato vuole avere sulla vita sessuale delle donne e delle persone percepite come tali. Ad un primo sguardo sembra abbastanza curioso, perché solitamente la femminilità nell’ottica patriarcale è legata alla pudicizia, ma d’altro canto se sei troppo pudica sei una “f*ga di legno”.
L’ipersessualizzazione delle persone della comunità LGBTQIA+ quali conseguenze ha secondo te, sulle nostre vite?
L’ipersessualizzazione mette a rischio le persone asessuali, che spesso si sentono proporre delle terapie di conversione o degli st*pri riparatori.
Spesso le persone asessuali vengono tagliate fuori dalla comunità, oppure quando si cerca di includerle si ritrovano in ambienti che per loro non sono safe.
Cosa ne pensi della rappresentazione mediatica delle persone della comunità LGBTQIA+? E nel cinema?
Sono sempre criticə nei confronti delle rappresentazioni della comunità LGBTQIA+ portate avanti da chi non è parte della minoranza che vuole rappresentare. Per quanto una persona possa informarsi, ci saranno inevitabilmente delle sfumature che non potrà mai cogliere e quindi riportare sul grande schermo. Quasi sempre infatti le rappresentazioni sono stereotipate, se non terrificanti. Credo sia necessario dare visibilità ad autorə queer che portino avanti la loro visione, per una rappresentazione autentica e non problematica.
Come regista, come pensi di poter contribuire a cambiarla?
Penso che il mio documentario sia un buon punto di partenza, ma che ci sia ancora tanto altro da raccontare. Al momento sto lavorando a un progetto sulla comunità transgender. Quello che voglio è offrire una narrazione non stereotipata, e che anzi metta in discussione i luoghi comuni su di noi.
Ad oggi, quali sono i film e i documentari in cui pensi che le persone T/NB sono raccontate in modo rispettoso e non stereotipato? E le persone asessuali?
Il film di Paul B. Preciado, "Orlando, ma biographie politique", a mio parere ha alzato l’asticella della rappresentazione transgender e nonbinary ad un livello altissimo. È chiaramente un film fatto da persone trans* per persone trans*, per questo funziona. Così come Disclosure, il documentario Netflix di Sam Feder. Se guardiamo invece ai film di finzione abbiamo ben poco, ma qualcosina nelle serie TV funziona, ad esempio Sex Education, che però ha un po’ toppato nella rappresentazione asessuale. I personaggi asessuali migliori sono quelli scritti da Alice Oseman nella serie Heartstopper. Anche qui il discorso è sempre lo stesso: è una rappresentazione fatta da una persona asessuale per persone asessuali.
Progetto di Clotilde Petrosino
Intervista e foto di Clotilde Petrosino
Proof reading e traduzione in inglese di Bartolomeo Goffo