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Per farci sentire dobbiamo urlare più forte di tuttə


Persona non-binary e uomo gay tatuati senza vestiti con pupazzi
Enrico e Met di Queer Scream Podcast © Clotilde Petrosino

Ho sempre pensato che i podcast fossero noiosi. Di solito, ho bisogno di tenermi impegnatə facendo più cose, contemporaneamente. Non avrei mai immaginato di cambiare idea.


Amo fare delle colazioni lunghissime, di domenica. Spesso in compagnia. Durante il lockdown, ho scoperto i podcast. Sono diventati il mio appuntamento domenicale, fisso e lo sono tuttora.


Nella mia lista di Podcast preferiti, c’è anche Queer Scream.


Non mentirò scrivendo che l’ho trovato per caso. Perché seguivo e conoscevo già unə de* ideatorə:


Enrico, classe 88’ di giorno è un ricercatorə e di notte combatte il patriarcato e la mascolinità tossica. La sua arma segreta sono i Funko Pop (che colleziona appassionatamente). Si occupa di attivismo e di divulgazione. E’ di Benevento, ma è natə e cresciutə a Milano, nel quartiere di Chinatown. (si presenta così)


L’altra voce e penna del podcast, è Met, Mattia Sterzi,nato e cresciuto a Parma. E’ un tatuatore dal tratto pop e dall’anima geek. Infatti si definisce troppo gay per i nerd e troppo nerd per i gay. Il podcast ideato insieme ad Enrico, unisce le passioni di entrambi.


Alla domanda cos’è Queer Scream, rispondono all’unisono: <<è il nostro podcast che parla di cultura queer nella cultura pop, e di come la comunità LGBTQIA+ viene rappresentata nei pop media>>



Quali pronomi usate?


M: quelli maschili vanno benissimo

E: Per me tutti pronomi, l’importante è che si alternino.




Perché Queer Scream da dove ha origine il nome del vostro podcast?


Enrico: perché siamo queer e urliamo al microfono. Infatti, nella sigla potete fare un salto dalla sedia sentendo un mio urlo sguaiato, è la reazione spontanea mandata a Met, come messaggio vocale, proprio mentre stavamo creando il podcast.

Al di là di questo aneddoto, il significato del nome,ha anche un’altra valenza: per farci sentire, noi dobbiamo urlare, più forte de*i altrə.




Come e quando nasce?

Met: l’idea nasce durante il lockdown, dopo un'indigestione di film a tematica lgbtqia+, siamo sempre stati entrambi super appassionati di pop culture, io vengo dal mondo dei fumetti mentre Enri è un attivista ed è molto preparato sui temi queer, abbiamo unito le forze e, con l’aiuto e la supervisione di Valentina Tridente, speaker radiofonica e podcaster, abbiamo mosso i nostri primi passi nel mondo del podcasting!


Cos’è la cultura Pop?

Met: per cultura pop intendiamo tutto ciò che viene divorato dalle masse, il mainstream se così vogliamo dire. Difficilmente parliamo di film d’autore o di teatro indipendente, ci concentriamo sulla rappresentazione che arriva a quasi tutto il mondo occidentale e capitalista per cui: film Marvel o Disney, videogiochi, fumetti e via dicendo.



Cos’è la cultura Queer?

Met: aspetta vediamo se mi ricordo (è Enrico lə specialista) la cultura queer è quell’insieme di pratiche che si discosta dalla società eteronormata, è una maniera di vivere la tua quotidianità. Per esempio, in una delle puntate del podcast, Enri spiega che puoi essere eterosessuale e cis gender ma vivere, una relazione non monogama o poliamorosa, questa maniera di vivere la tua intimità, si discosta dall’eteronoma! Al contrario puoi essere gay e vivere una vita super eteronormata.

E: Esattamente, per queer (o queerness), purtroppo in italiano non abbiamo ancora un termine che rappresenti a pieno questo enorme concetto, intendiamo quell’insieme di riflessioni, teorie e pratiche sociali che si allontanano dall’eteronorma.


Perché la loro intersezione è importante per voi?

M: perché è proprio lì che stiamo tuttə noi! Per anni, secoli, millenni, la cultura eteronormata ha cancellato e negato le nostre storie e le nostre esistenze! Ci basta pensare al fatto che, nei libri di storia, non senti mai parlare di omosessualità, transessualità, di poliamore! Per tanto tempo, hanno usato le nostre storie per raccontare le loro, adesso, finalmente, il grande pubblico si sta aprendo alla queerness e ci sembra il momento adatto per parlarne!

E: Inoltre perché, creando questo podcast vogliamo sottolineare come il mondo mainstream usi e abusi delle nostre storie, della cultura che noi abbiamo prodotto, negli anni, come comunità storpiandole, questo genera a nostra parere due grosse criticità:

  1. Essendo il mainstream domintato dalla cultura cis-het, questo genera prodotti che non narrano le nostre storie bensì le nostre storie filtrate attraverso gli occhi del patriarcato. Di conseguenza “in scena” è disponibile nel mainstream solo un ammasso di stereotipi che non sono fedeli alle nostre esperienze.

  2. Il queerbaiting, cioè l’uso di tematiche queer o LGBTQIA+ con il solo scopo di attirare quella fetta di mercato.




Quanto la rappresentazione (corretta o meno) di comunità marginalizzate può pesare nella vita di tutti giorni di queste soggettività?

Met: tantissimo! Basti pensare all’impatto mediatico di titoli come RuPaul’s Drag Race e Pose, hanno cambiato la percezione della comunità e sempre più persone, soprattutto giovanissime, si sono aperte al mondo Drag e del ballroom!

Enrico: La rappresentazione è essenziale soprattutto per i gruppi marginalizzati. Se per esempio: io (persona occidentale) se volessi conoscere la cultura cinese, non potendo prendere un aereo per passare 3 mesi in Cina cosa potrei fare? Leggere libri, vedere film costruendo così una mia visione di quella cultura. Lo stesso esempio potremmo farlo con cultura queer, l’unico ostacolo è che se tutti i prodotti a me disponibili sono scritti, pensati e prodotti da cis-het, quanto può essere aderente alla realtà,quella rappresentazione?

Per questo è vitale che i prodotti che trattano tematiche di un certo genere (pun intended) siano pensati, costruiti da quelle stesse soggettività che sono narrate.



Enrico e Met di Queer Scream Podcast © Clotilde Petrosino

Quali sono le conseguenze di una cattiva rappresentazione?

Met: una cattiva rappresentazione crea degli stereotipi negativi nello spettatore che non è mai venuto in contatto con la comunità.


Cosa distingue, secondo voi, una buona rappresentazione da una cattiva?

Met: il coinvolgimento di persone facente parti della comunità nel prodotto in questione. Titoli come Pose ne sono la prova.

Enrico: Per me una buona rappresentazione è fatta nel momento in cui si rispettano le soggettività coinvolte. Soprattutto in fase di scrittura, è essenziale chiedere un’opinione a quelle persone.


Quanto l’assenza di persone LGBTQIA+ in determinate realtà lavorative, influisce sul tipo di rappresentazione mediatica della nostra community?


M: secondo me c’è un problema ai vertici. Perché, in genere, chi ha l’ultima parola è chi finanzia. Ad esempio, * registə possono proporre delle tematiche e delle narrazioni rappresentative, come ad esempio in Matrix. Le sorelle Wachowski, hanno inserito tematiche queer, ma il prodotto finale è sempre stato molto binario. Anche in quest’ultimo Matrix, si vede che la regista tenta di fare una cosa, ma questa viene troncata.


Enrico: Infatti lo dicono proprio nel film, all’inizio. Concordo con quanto dice Met. Inoltre, aggiungo che, quando si tratta di film d’autore con una rappresentazione corretta, una storia scritta in modo corretto, si tratta sempre di contenuti per un pubblico di nicchia. Invece, nelle produzioni e nelle realtà mainstream, che produrrebbero un reale cambiamento, perchè accessibili molto facilmente a tutte le persone, i finanziamenti provengono spessissimo da persone privilegiate. Sono rari i miracoli, come ad esempio Sense8, che però, come sappiamo, non ha avuto un seguito , perché la sua produzione costava tantissimo. Nel sistema capitalistico, chi ha più soldi, vince e viene rappresentato e ha il privilegio di rappresentare le altre comunità attraverso i suoi occhi.


Met: Se ci pensi, anche nelle prime 9 stagioni di RuPaul’s Drag Race c’era un forte binarismo di genere nella rappresentazione de* concorrentə. C’era una netta divisione nel presentare ognunə prima out of Drag i e poi in Drag. . A più di unə concorrente è stato fatto pesare che out of Drag, dovessero essere il più diversə possibile da In Drag. Mentre, invece, Sonic, Carmen Carrera erano tutte all’inizio della loro transizione e la differenza tra in Drag e out of drag si stava assottigliando. E per Drag Race di quel periodo era problematico, adesso non lo è più, ma ci sono volute 10 stagioni (10 anni! ndr) per cambiare il tipo di rappresentazione.


Met: anche i prodotti intrinsecamente queer, se qualcuno non ti solleva il velo come Enrico ha fatto con me, non è scontato capirli subito. Ad esempio, sono andato a vedere Matrix di Lana Wachowski e, se non avessi saputo che la regista è una persona transgender non sarei riuscito a cogliere tutta una serie di messaggi.


Enrico: E’ un po’ il problema di tutti i prodotti che trattano comunità marginalizzate, bisogna avere delle conoscenze pregresse e specifiche, per leggerle e, spesso, se sono ovvi, probabilmente sono problematici.




Invece, per quanto riguarda i pregiudizi e gli stereotipi che ci sono anche all’interno della comunità LGBTQIA+, come possiamo lavorare per cambiarli? E quali sono gli esempi più diffusi di pregiudizi che avete incontrato, nella vostra esperienza?


Enrico: è da un po’ di tempo che ci penso. Secondo me, uno dei più grandi bias da superare, all’interno della nostra comunità, è lo stigma dell’HIV. Che, adesso, sta diventando lo stigma della PrEP. Perché, chi è in PrEP, è additatə come persona di facili costumi. Inoltre, da questo, se ne originano altri, di pregiudizi. Ad esempio, dichiarare apertamente di avere una vita sessuale molto vivace, genera ostracizzazione all’interno della comunità.


Met: Essere queer non significa solo essere omosessuali, lo sforzo più grande che dovremmo fare come comunità dovrebbe essere quello di riconoscere che siamo tuttə unic* e diversə e dovremmo smettere di cercare di rifarci alle norme della società eteronormativa e patriarcale.

Se sono in PrEp e sono in una coppia aperta e faccio sesso con chi voglio, sono più onesto e controllato di te che magari tradisci lə tuə partner, o fai esperienze con sex workers, senza dire nulla e senza usare precauzioni.



Enrico: sono vari i motivi per cui non si dice nulla,(rispetto alla propria vita sessuale ndr). Uno di questi è che si ha paura del giudizio. Inoltre, nella nostra generazione, siamo cresciutə con il terrore dell’HIV, non abbiamo vissuto direttamente il lutto di amic* che sono mortə di AIDS.

Siamo statə educatə ad averne paura. In generale, il tema dell’HIV come stigma, solleva tante piccole problematicità, l’autodeterminazione, il rapporto con sesso e promiscuità, il sex work.


Un’altra cosa che noto molto, almeno nella cerchia di persone che incontro, della nostra comunità, è che c’è poca informazione. Ad esempio, non abbiamo assimilato tuttə l’abitudine di chiedere quali pronomi usano le persone, quando le conosciamo.


Met: Per me, un altro dei temi scottanti, è la gerarchia delle lettere di LGBTQIA+. Come tutte le minoranze, c’è una sorta di gara a chi è superiore all’altro. Ad esempio, c’è il pregiudizio nei confronti delle persone bisessuali che vengono consideratə indecisə. Oppure le persone asessuali, non esistono, perché si pensa sia impossibile che il sesso non interessi. Perché poi, purtroppo, tutto si riduce ai genitali con cui sei natə.


Cosa ne pensate dei contenuti mediatici a cui siamo tuttə affezionatə, perché magari sono legati al nostro passato e quali sono i contenuti a cui siete ancora affezionati anche se sono problematici, visti con uno sguardo consapevole?


Met: C’è talmente tanta poca rappresentazione, che siamo cresciuti, proiettandoci in personaggi e situazioni che non parlavano di noi. Succede in tutti i contenuti di successo, come i film adolescenziali, le canzoni d’amore. Dove la trama e i personaggi sono così blandi e vuoti che riesci a riversarci dentro tutto. Ad esempio, Harry Potter, per me, è scritto veramente molto bene, dalla fine del terzo in poi. JK Rowling è riuscita a mettere in parole, ciò che significa l’adolescenza, per tuttə noi. Per chiunque c’è quel momento in cui ti senti ignorato da tuttə, in cui tuttə ti escludono . Harry entra in una stanza,ad esempio, e sente che tuttə parlano di lui, i suoi amici gli voltano le spalle. Ci sono tutte situazioni, che, secondo me, lette in un certo periodo, sono giuste. Ma è anche giusto rendersi conto di quali siano le problematiche. Così come Friends, ad esempio. Che è una pietra miliare per tantissime persone che conosco. Però, se lo riguardi, riflettendo su delle problematiche, messe in evidenza, anche da qualcun altro te ne accorgi. Così come ho fatto quando abbiamo parlato in una nostra puntata, di Aladdin, con Leila (Queer Scream 2x02 Osama Queer Laden) . Lei si occupa di quella cultura e di quei posti e ciòche ha spiegato, mi ha fatto riflettere su qualcosa che non immaginavo.

Come ad esempio: Perché Jasmin ha 16 anni ed è l’unica ipersessualizzata tra le principesse Disney? Perché è una donna araba.

Perché in tutti i film di Harry Potter ci saranno solo 3 persone nere? E in Inghilterra le persone afrodiscendenti, o in generale, le persone razzializzate sono ovunque.


JK Rowling, dichiara 10 anni dopo, che Silente era gay, o che il boccino d’oro in realtà è una Drag Queen, ciò non ha senso, se non lo spieghi espressamente nel film o nel libro.


Enrico: Infatti, concordo, non funziona se non descrivi una scena intima (non per forza sessuale), se non descrivi un momento nel libro in cui Silente è gay, non funziona. Ad esempio, anche Starlord de “I guardiani della galassia”, è poliamoroso.


Met: è bisessuale e poliamoroso, ma la sua bisessualità è poco descrivibile in termini umani, perché sta con delle altre razze aliene.


Enrico: Starlord è in un triangolo amoroso con un alieno che ha un’ espressione di genere più femminile e un altro alieno che ha espressione di genere maschile. Ma questa cosa, invece, nei film non si vede mai. Anzi, nel film lui muore per Gamora e basta.

Enrico e Met Queer Scream Podcats © Clotilde Petrosino


Met: Nei fumetti degli X-Men di adesso, dopo 20 anni, di triangolo amoroso tra Fenice, Wolverine e Ciclope, finalmente sono diventati una tripla, ma questo nei film non ce lo mostreranno mai.



Nothstar è il primo personaggio gay, più vecchiotto (2009). Invece, la prima coppia sono Wiccan e Hulking dei Young Avangers. E non viene mostrato nei film.

La scusa più diffusa è che non sia possibile, poi, spiegarlo ai bambini. (Queer Scream The Podcast 1x08 GULP )


Enrico: Nel tempo tutti cambiamo, sicuramente non sono la persona che ero 10 anni fa. Io ho una passione per Harry Potter, e penso che dato che la Rowling non abbia scritto un libro sul mondo magico LGBTQIA+, non sia problematico. Invece, ad esempio, Friends lo è, perché descrive la realtà e non è possib


ile che a New York non ci sia nemmeno un personaggio nero, o che i personaggi non lavorino mai..

Ci sono, però, dei contenuti della Rowling che sono molto problematici, invece Harry Potter non affrontando espressamente dei temi specifici, potrebbe non esserlo.

Le dichiarazioni dell’autrice però lo sono. Riesco a scindere comunque l’autore dalla sua opera.



Il vostro podcast propone, ad ogni puntata ospitə diversə, avete una lista dei desideri di persone che vorreste intervistare?


Enrico: io farei una puntata con Sasha Velour, mi piacerebbe anche fare una puntata con il Cast, i doppiatori e la disegnatrice di Steven Universe, Rebecca Sugar.


Met: Io desidererei fare una puntata con Joss Whedon e una con le sorelle Wachowski


Come scegliete gli argomenti delle vostre puntate del podcast?

Enrico: Chiamateci Doctor Strange in the multi universe of madness! Perché siamo molto caotici. In generale, ci teniamo ad un’organizzazione elastica delle puntate, che vengono registrate nell’arco dei mesi, ma al contempo vengono influenzate, dagli eventi esterni.

Ad esempio, la puntata sugli Eterni è nata in modo spontaneo, perché il film era appena uscito e ci siamo trovati a confrontarci con Met sulle tematiche affrontate


Met: a volte, capita anche che conosciamo delle persone che vorremmo avere come ospitə e quindi decidiamo di scrivere una puntata, coinvolgendolə.


In tutte le vostre puntate, invitate il pubblico a scrivervi e a mandarvi feedback? Quali sono i messaggi più belli che avete ricevuto?


Enrico: una persona ci ha ricondiviso nelle storie di instagram, definendoci “grezzi e veritieri”, mi è piaciuto moltissimo!


Met: in generale, mi piace molto, quando mi dicono che hanno scelto di guardare qualcosa perché ne abbiamo parlato nel podcast, per esempio è successo quando abbiamo fatto la puntata su “Gli Eterni” (Film 2021).


Definireste il vostro podcast un contenuto politico?


Enrico:

Per me molto: dovremmo renderci conto che, se un contenuto è pensato per l’intrattenimento, non equivale a dire che sia vuoto e che non possa impattare la nostra cultura. I prodotti mainstream contribuiscono alla creazione di cultura collettiva, ed è essenziale renderci conto del peso, che questi prodotti hanno, nelle nostre vite di tutti i giorni. Va da sé che la politica è altresì cultura collettiva quindi, tornando alla tua domanda, questo podcast parlando di cultura mainstream da un punto di vista queer ed LGBTIA+ è certamente anche un contenuto politico.




Nota Post Shooting: Nessun pupazzo è stato maltrattato per la realizzazione di questo servizio fotografico ;D

Foto e intervista di Clotilde Petrosino Un grazie speciale a: Alix, Patrick Clark, Alice Candy


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