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Quest’intervista è stata realizzata nel 2023 e la sua versione integrale, completa di foto inedite, sarà pubblicata sul libro “The Queer Talks”, a cui stiamo lavorando, per restare aggiornatə clicca qui

Photo di ©Clotilde Petrosino all rights reserved

Come stai? Presentati e parlaci di te

Ciao! Mi chiamo Aster, vivo nella provincia di Venezia, studio Comunicazione e nuovi media della moda allo IUAV. 

Quali sono i tuoi pronomi?

Sto ancora capendo quali sono i miei pronomi. Negli ultimi mesi ho iniziato a notare che il mio lato femminile, puntualmente, veniva sovrastato da qualcosa che virava nella direzione opposta, creandomi ansia e disagio, a volte, con i pronomi femminili; così, ho iniziato a visualizzare nella mia testa situazioni ipotetiche nelle quali le persone utilizzavano il maschile o lo alternavano al femminile e questa cosa mi ha dato molta euforia, mista a tranquillità. Vorrei essere percepit* come una persona e basta, e che la lingua italiana non fosse invalidante per le persone con pronomi neutri. Non ho ancora messo in pratica i pronomi neutri, al momento tutt* si rivolgono a me al femminile, spero presto di trovare il coraggio per cambiare questa cosa. 

Cosa significa essere una persona nera e una persona queer in Italia?

Essere una persona nera ha, ovviamente, influenzato a 360 gradi la mia vita, la mia personalità, ma specialmente la mia sensibilità. Essere cosciente del peso che ha essere una bambina nera e adottata, a soli 4 anni, a causa delle persone, del bullismo e del razzismo, ha certamente influito nel momento in cui ho capito di essere queer. Essendo adottat* e cresciut* in un paesino di provincia, non ho mai avuto modo di avvicinarmi alla black community, purtroppo, perciò è stato sofferente, da più piccol*, crescere senza nessuno che mi capisse, finendo il più delle volte per sentirmi la pecora nera del gruppo.
Quando ho ammesso a me stess* di essere queer, a 15 anni, inizialmente lo vedevo come un altro peso da portare, oltre all’essere ner*. Successivamente ho iniziato a scoprire la queer community e per la prima volta ho trovato comprensione e accettazione da parte di un gruppo di cui facevo, finalmente, parte. Riconoscermi in una community mi ha anche aiutato ad accettare le mie origini e il mio passato. E’ molto bello. 

 

Quanti anni hai? E com’è stato, per te, capire qual è la tua identità di genere? 

Ho 21 anni! Il 13 novembre 2022 ho tagliato tutti i dreads che avevo da una vita intera, è stato il gesto più liberatorio che abbia mai fatto. Per quanto sembri banale, quei capelli così lunghi mi hanno portato per anni a dover forzatamente rispettare dei canoni estetici che non mi appartenevano. Ero estremamente femminile. Una volta tagliati, mi sono res* conto di quanto non stessi veramente vivendo il mio corpo. La mia immagine non mi rispecchiava, mi truccavo e mi vestivo in un certo modo solo per essere in linea con la femminilità dei miei capelli e per ricevere approvazione maschile cishet.
Tagliare i capelli è stato come rinascere, la mia identità è uscita allo scoperto e finalmente, quando mi guardo allo specchio, combacia con il mio aspetto.

Aster - TheQueerTalks

Photo di ©Clotilde Petrosino all rights reserved

"Vorrei essere percepit* come una persona e basta, e che la lingua italiana non fosse invalidante per le persone con pronomi neutri"

Pensi che influisca molto, il luogo, la città in cui si vive, rispetto alle difficoltà che si possano affrontare, nel capire se stess* ?

Certamente! E’ facilissimo rimanere nel closet se si vive giornalmente una realtà provinciale, in cui non ci sono luoghi sicuri dove le persone queer possano riunirsi. Dopo aver finito le superiori, mi son res* conto di quanto piccolo e limitante fosse il mio paesino. Staccandomi da dinamiche e abitudini, che solo dopo essermene andat*, mi sono res* conto di quanto fossero tossiche. Nonostante anche Venezia sia una realtà estremamente piccola, frequentare lo IUAV e conoscere i miei attuali amici, mi ha fatto notare la quantità infinita di persone con razzismo e omolesbobitransfobia interiorizzati che ho incrociato nella provincia veneta. Sono dell’idea che, alle persone come noi, la provincia dia sensibilità ma tolga serenità, specialmente quella veneta. 

Come hai capito il tuo orientamento sessuale ? 

Quando ero piccol* ci sono stati vari episodi in cui chiaramente manifestavo interesse impulsivo per persone del mio stesso sesso, in modi strani, che da piccol* fai e basta senza pensarci e senza domandarti cosa voglia dire.
Questi impulsi sono continuati fino a quando, a 15 anni, ho capito che si trattava semplicemente del mio orientamento sessuale. Hanno iniziato a piacermi le donne, oltre che gli uomini, quindi mi sono identificat* come bisessuale per 4 anni circa, dopodichè ho iniziato a conoscere meglio la comunità LGBTQIA+. 

Pensi che la paura di essere discriminat* , possa limitare la nostra vita e in generale le nostre scelte? Ti è mai capitato di cambiare i tuoi piani, anche solo nella tua quotidianità per paura? 

Mi è sempre capitato di cambiare le mie decisioni per paura della discriminazione, varia solo nel tempo, il modo in cui lo faccio. Da piccola era più legato al colore della mia pelle, più tardi al mio orientamento sessuale e ora alla mia identità di genere. Attualmente, la cosa che mi turba maggiormente è l’approvazione maschile; non provo spesso attrazione per gli uomini cishet ma nonostante ciò, il patriarcato mi ha influenzato così tanto, che la paura del loro giudizio persiste. Ci sono giorni in cui mi vesto e, guardandomi allo specchio, penso di essere troppo maschile per piacere ad un uomo e capita che cambi vestiti. E’ sbagliato ma ne sono consapevole e sto cercando di cambiare le cose!
Ad ogni modo, considero questa condizione molto meno limitante di altre che ho vissuto in passato, come la paura del coming out o l’evitare certi posti.

Intervista e Progetto di Clotilde Petrosino
Foto di Clotilde Petrosino

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